giovedì 20 febbraio 2020

USO SCORRETTO DEGLI OLI ESSENZIALI




Oggi voglio spendere qualche parola sui danni da uso improprio degli oli essenziali in genere.

La convinzione di sapere come utilizzare gli oli essenziali, è data dalle molte pagine dedicate in Rete e dai molti libri: fonti la cui competenza è però spesso discutibile.

Inoltre non è il fatto che qualcuno venda oli essenziali, a farne un esperto: occorrono la buona volontà, per uno studio approfondito, e un bel po' di etica professionale, che metta al primo posto la sicurezza delle persone e non la percentuale di guadagno sulle proprie vendite.

Tralasciando la ripetitiva mancanza della nomenclatura binomiale (di cui parlo qui), che i più ignorano, preferendo una lingua colloquiale, fin troppo generica, tra le cose più stupide (e dolorose) che mi è capitato di leggere, c'è il "timo da versare nell'acqua del bidet, da solo o con Tea Tree" per contrastare una candida. 
Chi tenga alla sua pelle e mucose, eviti...


C'è una "antica farmacia", che sul suo sito indica l'assunzione giornaliera di 50-60 gocce (2,3 volte al giorno) dell'olio essenziale di prezzemolo (Petroselinum sativum, sinonimo di Petroselinum cispum).

Le indicazioni si assunzione sul sito della farmacia
Sappiamo che gli oli essenziali non dovrebbero mai essere ingeriti, senza una conoscenza professionale e medica, ed eventualmente il numero di gocce dovrebbe essere limitato, a seconda dell'olio essenziale, ad un massimo di 5/8 al giorno, quindi 100/150 gocce sono una quantità più che spropositata. 
Inoltre, anche se la tossicità del prezzemolo non è ben definita, l'olio essenziale, per il suo alto contenuto di apiolo, può causare avvelenamento, ed essere molto dannoso in soggetti con insufficienza epatica o renale e in gravidanza.
Infatti tale olio essenziale rientra nella lista degli integratori alimentari non ammessi dal ministero della salute.
Tisserand-Young ne indicano la tossicità sia per l'o.e. estratto da foglie, sia per quello da semi (che ha un contenuto di apiolo ancora maggiore). 

lunedì 17 febbraio 2020

SONO TUTTI "OLI ESSENZIALI"?


L'aromaterapia gode attualmente di una grande notorietà, ma c'è poca cultura della stessa.
In commercio c'è molto, anche prodotti sintetici, arbitrariamente diluiti, "ritoccati", adulterati.

Poi ci sono quelli di "grado terapeutico": espressione inventata da chi li vende, per dare al proprio prodotto un'importanza maggiore all'occhio dell'acquirente. In tale affermazione non c'è nulla che abbia a che fare con una normativa di legge, sia chiaro.
E questo vale anche per altre diciture simili: "grado terapeutico certificato", "grado farmaceutico", grado clinico"....

Tutto questo succede perché non esistono definizioni che vincolino legalmente un olio essenziale, e non ci sono neanche definizioni in grado di indicare, in modo univoco, cosa costituisce un olio essenziale da usare in terapia, o in profumeria, o nell'alimentazione...

Insomma, manca uno standard, e questo è un vero problema per l'acquirente, che il più delle volte si fida di ciò che legge, di ciò che gli viene venduto, a scatola chiusa

Definire soddisfacentemente, oggettivamente e con poche parole, un olio essenziale è difficile: 
- possiamo rivolgerci alla complessa composizione chimica, dove le percentuali dei vari composti sono però molto variabili;
- possiamo portare la nostra attenzione sulla presenza ed importanza degli oli essenziali nella pianta da cui derivano, ma sappiamo che il prodotto estratto differisce un po' da quello che era contenuto nella pianta.

Una bella definizione la indica Marco Valussi, fitoterapeuta, che ha una grande competenza in aromaterapia:
"Gli oli essenziali sono un "estratto fitochimico" selettivo, cioè scelto e rimosso dalla pianta in maniera specifica".

Ciò indica che gli oli essenziali, nel fitocomplesso di una pianta, sono una frazione molto piccola, una miscela di prodotti, che condividono un comportamento simile, nelle condizioni date: ad esempio la volatilità nella distillazione in corrente di vapore, o la liposolubilità negli oli essenziali di agrumi ottenuti per spremitura delle scorze.
 
Questa descrizione ci è utile per ricordare di non confondere la chimica degli oli essenziali con altri prodotti derivati dalla stessa pianta (tintura madre, gemmoderivato, idrolato, tisana...).
 
E tale descrizione ci porta alla definizione data dalla Farmacopea ufficiale.

 
Per quanto riguarda l'Aromaterapia, le farmacopee europea e italiana ammettono due soli procedimenti di estrazione: 
- la distillazione in corrente di vapore (i tre metodi)
- la spremitura a freddo.
Sono così esclusi estrazioni con solventi estranei alla pianta stessa, o altri metodi che frazionano/impoveriscono l'olio essenziale stesso.
 
Di conseguenza sono esclusi estratti, assolute, e oli essenziali che siano stati ricostituiti o da cui siano stati eliminati alcuni componenti.

Invece, commercialmente parlando, sotto il termine di "oli essenziali", si cataloga tutto, senza distinzione.
 
Quando definiti "alimentari", semplicemente rispondono a una serie di norme relative alla produzione, stoccaggio, etichettatura.
E quindi non significa che possono essere usati senza le precauzioni necessarie.
 
Sta all'acquirente verificare il tipo di estrazione, ammesso che sappia che esistono queste differenze e quali sono i limiti e le controindicazioni d'uso.
 
Vi invito a leggere, sul sito di S.I.D.A.I., le FAQ di aromaterapia.













 

domenica 16 febbraio 2020

PROFUMO DI FIORI


Le domeniche invernali per me profumano di fiori.

Forse è una compensazione inconscia, perché abito al nord, intrappolata in una valle circondata da montagne, e c'è poca luce: i fiori,  sinonimo di primavera, mi incoraggiano.

Circa un mese fa sono stata avvolta dal profumo del calicanthus fiorito, ed è stato meraviglioso.
Stamattina invece ho nel naso il frangipani: non l'ho incrociato nell'aria, ma ci sono inciampata in Rete, mentre cercavo notizie su altro, e immediato è stato il collegamento con il suo aroma.

Il frangipani si trova in commercio come pianta da fiore (pomelia), come assoluta (quindi non è un olio essenziale propriamente detto) e come incenso.

Appartiene alla famiglia delle Apocynaceae (a cui appartiene anche l'oleandro), e al genere Plumeria, che include una dozzina di specie accettate, poi sottospecie, specie da revisionare e un centinaio di sinonimi.

Come mai questo nome?
Deriva dal marchese Muzio Frangipani (romano, introdotto da Caterina De Medici), produttore di guanti, che nel XVI secolo inventò un procedimento di lavorazione della pelle, a base di polvere di mandorle: i suoi articoli in vendita acquistavano un profumo fiorito orientale, in cui si potevano distinguere note di iris, gelsomino, rosa, benzoino e altro.
Una idea geniale, per contrastare l'odore della conciatura e far innamorare dei suoi guanti.
L'albero del fragipani acquisì il suo nome quattro secoli più tardi, quando alcuni esploratori ne scoprirono i fiori, il cui profumo ricordava quello dei famosi guanti.

Il frangipani assoluta è estratto sia dalla Plumeria rubra, sia dalla Plumeria alba.
E' un profumo apprezzatissimo, perché carico e caldo, composto di una inebrante dolcezza e molte sfumature speziate. Accompagna immediatamente in una dimensione esotica, perché il fiore, endemico di Messico, America centrale e sud est asiatico è da sempre presente nelle tradizioni locali.

Plumeria rubra è il fiore nazionale del Nicaragua (chiamato localmente "sacuanjoche").
Plumeria alba è il fiore nazionale del Laos (chiamato localmente "champa" o "dok champa"). 


Se usate incensi, avrete incontrato incensi indiani che nel loro nome portano "champa", e sono stratti dalla Plumeria rubra.
Per esempio il Nag Champa contiene frangipani (oltre a legno di sandalo).

Ma esistono altri "champa incense" che miscelano il frangipani con resine di benzoino, di halmaddi (Ailanthus triphysa), e altri  fiori, come l'affascinante magnolia (champaca), il  geranio e la vaniglia...

Ok, corro a preparare una miscela da diffondere!!

 











sabato 15 febbraio 2020

L'IMPORTANZA DELLA NOMENCLATURA BOTANICA


Le piante hanno nomi, con cui essere riconosciute e distinte.
Un po' come i nostri nome e cognome, a cui aggiungiamo soprannomi, diminutivi, che evitano confusione nelle omonimie.

In botanica la classificazione del Regno Vegetale non è semplicissima e univoca, ma  genere  e  specie  permettono di capire  di cosa si sta parlando.

Definire precisamente una pianta, sia in cucina, sia in ambito fitoterapico e in aromaterapia, garantisce di sfruttare le caratteristiche tipiche (aromatiche e curative) senza incorrere in errori che possono essere anche molto sgradevoli.
Insisto molto, in questo, con i miei studenti, e voglio sensibilizzare anche voi che mi leggete a non prendere sottogamba questo aspetto.

Nel mondo degli oli essenziali mi capita spesso di notare indicazioni come "olio di melaleuca", "olio di cedro", "olio di lavanda", "olio di menta"...
Questa modalità espressiva denota una totale mancanza di cultura botanica e aromaterapeutica, oltre che mancanza di rispetto nei confronti di chi legge o ascolta, perché sono date informazioni imprecise, quindi interpretabili (perché non univoche) e che di conseguenza, potrebbero generare effetti diversi da quelli sperati o previsti.

Mi spiego meglio.
Se avete acquistato qualche olio essenziale, avrete notato che i brand seri, mettono in etichetta il nome latino della pianta.
Quel nome latino si chiama "nomenclatura binomiale" o "nomenclatura binomia" e viene formato combinando:
  1. il nome del genere a cui appartiene la specie;
  2. un epiteto che caratterizzi e distingua quella specie dalle altre appartenenti allo stesso genere.
Grazie a tale nomenclatura possiamo evitare di confondere, ad esempio:
una Melaleuca alternifolia da una Melaleuca leucodendron
un Cedrus atlantica da un Citrus medica (nel linguaggio comune entrambi si chiamano "cedro")
una Lavanda angustifolia con una Lavanda stoechas,
una Mentha piperita con una Menta spicata


In aromaterapia ci orientiamo, nella scelta in base, alle caratteristiche che alcuni componenti chimici, e la loro percentuale, rendono un olio essenziale adatto ad un certo uso, rispetto ad un altro, o da scartare.
E da questi componenti dipende anche la profumazione.

Se viene indicato genericamente "OE di cedro" e una persona compra quello derivante dalla conifera, mentre la ricetta si riferiva all'agrume, il risultato sarà molto diverso olfattivamente, chimicamente e terapeuticamente parlando.

Un altro errore purtoppo costante, di confusione botanica, è legato all'olio essenziale di Verbena.


Esso è ottenuto dalla Aloysia citriodora Palàu, conosciuta anche come Lippia citriodora, comunemente detta Verbena odorosa, Erba luigia.
I suoi sinonimi botanici sono tanti



Purtroppo ci sono molti siti e venditori che trattano questo olio essenziale attribuendolo alla Verbena officinalis che invece non c'entra nulla.
Certamente sia la Lippia citriodora sia la Verbena officinalis appartengono alla stessa famiglia, delle Verbenaceae, ma sono piante diverse.

Vi metto qui sotto le foto, per sfatare qualsiasi dubbio.

                                          Lippia citriodora
 
                                                             Verbena officinalis
 








mercoledì 12 febbraio 2020

CHI SONO





Mi chiamo Gisella Cannarsa e ho cominciato ad utilizzare e studiare gli oli essenziali nel 1978.
In Rete molti mi hanno conosciuta per la scuola che ho fondato negli anni 90, "Comunicazione Cristallina", ma l'aromaterapia non ha perso il suo posto, nella mia vita, nelle mie ricerche.



Sono responsabile di S.I.D.A.I., Scuola Italiana di Aromaterapia Integrata, e docente di aromaterapia, per la formazione professionale e quella amatoriale: conduco corsi frontali (a Bolzano), e a distanza e cerco sempre di far comprendere che la superficialità e frettolosità di apprendimento, nell'approccio agli oli essenziali, è dannoso.


Mi prudono le mani, quando leggo  - sul Web e sui libri - affermazioni e consigli scorretti sull'uso degli oli essenziali,  profusi con troppa leggerezza e parecchia confusione.
E' un insulto alla salute, all'aromaterapia stessa e ai professionisti del settore.

Io credo molto nell'aromaterapia, e nelle mie attività extrascolastiche inserisco sempre un lavoro mirato con gli oli essenziali, perché lo stimolo olfattivo è un potente catalizzatore che può indurre trasformazioni meravigliose.

Quando preparo oli da massaggio entro in risonanza con la persona, anziché usare miscele pronte; se mi avventuro nella formulazione di un cosmetico, cerco la semplicità di esecuzione e massima resa, perché ho abbandonato da un pezzo il laboratorio di chimica e non ho voglia di sprecare componenti e denaro.
Nella creazione di profumi, invece, mi affascina scoprire le trasformazioni olfattive, le differenze tra il "pensato" e il "percepito", accordando le note più adatte, ogni giorno. 
E poi spazio in cucina, perché non c'è sapore senza odore.

Sono alla costante ricerca di prodotti che meritano di essere conosciuti (e di stupidaggini seminate sul Web, da sconsigliare).



 

NON SOLO AROMATERAPIA



di Ish Gisella Cannarsa

Questo spazio nasce come eredità di una vecchia newsletter (alchimistinerba), che diffondevo tra gli amici intimi, a cui indicavo ricette cosmetiche e consigli di aromaterapia.

Il blog porta lo stesso nome del sito in cui sono presentate le attività, i corsi, che periodicamente organizza S.I.D.A.I. - Scuola Italiana di Aromaterapia Integrata, di cui sono direttrice.



Giunta a sessant'anni, di cui una quarantina passati nella ricerca e nella pratica, con esperienza e consapevolezza diverse, voglio parlare di stimoli in modo più vasto, libero.

L'aromaterapia rimane un argomento importante, specialmente adesso che è di moda ed è opportuno ridimensionare molte affermazioni che si leggono in giro. In tanti ignorano che "naturale non significa innocuo".

Ma gli oli essenziali, oltre ad essere utili per migliorare la salute fisica, sono i protagonisti della psicoaromaterapia e della profumeria botanica, in cui anche le assolute, gli estratti, le fragranze, nonché le miscele di incensi, ci aiutano ad agire sulle nostre emozioni, modificando sapientemente gli stati d'animo, l'energia degli ambienti.

E desidero anche considerare il potere delle spezie che, oltre al loro impegnativo profumo, sono decisive sul gusto, capaci di modificare la personalità di un semplice piatto, risvegliare la passione o confortarci sapientemente in una rilassante serata casalinga.
Senza dimenticare la forza del colore, il piacere del tatto e l'effetto del suono (udibile e non).

Non solo aromaterapia, quindi.

Notizie da condividere, tra storia, usi, ricette, link, valutazione di prodotti, consigli e controindicazioni.

I cinque sensi formano potenti sinergie, nelle nostre giornate, nel bene e nel male: sfruttare al meglio il loro effetto è un aiuto fondamentale.