sabato 15 febbraio 2020

L'IMPORTANZA DELLA NOMENCLATURA BOTANICA


Le piante hanno nomi, con cui essere riconosciute e distinte.
Un po' come i nostri nome e cognome, a cui aggiungiamo soprannomi, diminutivi, che evitano confusione nelle omonimie.

In botanica la classificazione del Regno Vegetale non è semplicissima e univoca, ma  genere  e  specie  permettono di capire  di cosa si sta parlando.

Definire precisamente una pianta, sia in cucina, sia in ambito fitoterapico e in aromaterapia, garantisce di sfruttare le caratteristiche tipiche (aromatiche e curative) senza incorrere in errori che possono essere anche molto sgradevoli.
Insisto molto, in questo, con i miei studenti, e voglio sensibilizzare anche voi che mi leggete a non prendere sottogamba questo aspetto.

Nel mondo degli oli essenziali mi capita spesso di notare indicazioni come "olio di melaleuca", "olio di cedro", "olio di lavanda", "olio di menta"...
Questa modalità espressiva denota una totale mancanza di cultura botanica e aromaterapeutica, oltre che mancanza di rispetto nei confronti di chi legge o ascolta, perché sono date informazioni imprecise, quindi interpretabili (perché non univoche) e che di conseguenza, potrebbero generare effetti diversi da quelli sperati o previsti.

Mi spiego meglio.
Se avete acquistato qualche olio essenziale, avrete notato che i brand seri, mettono in etichetta il nome latino della pianta.
Quel nome latino si chiama "nomenclatura binomiale" o "nomenclatura binomia" e viene formato combinando:
  1. il nome del genere a cui appartiene la specie;
  2. un epiteto che caratterizzi e distingua quella specie dalle altre appartenenti allo stesso genere.
Grazie a tale nomenclatura possiamo evitare di confondere, ad esempio:
una Melaleuca alternifolia da una Melaleuca leucodendron
un Cedrus atlantica da un Citrus medica (nel linguaggio comune entrambi si chiamano "cedro")
una Lavanda angustifolia con una Lavanda stoechas,
una Mentha piperita con una Menta spicata


In aromaterapia ci orientiamo, nella scelta in base, alle caratteristiche che alcuni componenti chimici, e la loro percentuale, rendono un olio essenziale adatto ad un certo uso, rispetto ad un altro, o da scartare.
E da questi componenti dipende anche la profumazione.

Se viene indicato genericamente "OE di cedro" e una persona compra quello derivante dalla conifera, mentre la ricetta si riferiva all'agrume, il risultato sarà molto diverso olfattivamente, chimicamente e terapeuticamente parlando.

Un altro errore purtoppo costante, di confusione botanica, è legato all'olio essenziale di Verbena.


Esso è ottenuto dalla Aloysia citriodora Palàu, conosciuta anche come Lippia citriodora, comunemente detta Verbena odorosa, Erba luigia.
I suoi sinonimi botanici sono tanti



Purtroppo ci sono molti siti e venditori che trattano questo olio essenziale attribuendolo alla Verbena officinalis che invece non c'entra nulla.
Certamente sia la Lippia citriodora sia la Verbena officinalis appartengono alla stessa famiglia, delle Verbenaceae, ma sono piante diverse.

Vi metto qui sotto le foto, per sfatare qualsiasi dubbio.

                                          Lippia citriodora
 
                                                             Verbena officinalis